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BRASIMONE REVIEWS

Wilma Labate, Ilaria Fraioli and Fabio Mancini, jury of Visioni Fuori Raccordo 2014,

on Brasimone

             Un’esperienza visiva, sonora, ma soprattutto temporale: Brasimone diRiccardo Palladino, in concorso alla settima edizione del Visioni Fuori Raccordo, è un documentario raffinatissimo, contemplativo, in cui le immagini vengono giustapposte, attraverso un meticoloso lavoro di montaggio, in maniera tale da far emergere la memoria di un paesaggio, scalzando però la dimensione squisitamente cronologica, e favorendo, in tal modo, l’emergere di un flusso temporale – emotivo che abbraccia lo spettatore, invitandolo a farsi trasportare.

Brasimone è un lago situato negli Appennini, tra Bologna e Firenze, noto, oltre che per la bellezza del suo paesaggio, per essere stato il luogo che avrebbe dovuto ospitare una centrale nucleare, che poi, per fortuna (ci fu il referendum abrogativo), non entrò mai in funzione. Però è rimasta la sua carcassa, la sua traccia che deturpa l’ambiente, e proprio da questa suggestione è sorta l’idea del regista di realizzare un film che cercasse di rievocare la vita pulsante del lago e dei suoi abitanti.

Le immagini di archivio, che mostrano per lo più scene di vita quotidiana, vengono ‘miscelate’ con immagini attuali girate in digitale, ma anche in pellicola, e ciò proprio per restituire questa ‘durata’ temporale in cui il passato non viene rubricato nella rimessa della Storia, ma rivive accanto al presente, anzi si ha la sensazione di “assistere all’eterna fondazione del tempo, alla sua scissione originaria in tempo cronologico e non”. Il gesto quotidiano (andare a raccogliere funghi, pescare, farsi il bagno nel lago, giocare a carte) diviene atto di resistenza istintivo, che non cade mai nella retorica dialettica dello scontro, anzi è proprio il perseverare disinteressatamente nelle proprie occupazioni a costituire l’argine ultimo alla colonizzazione del ‘progresso’.

L’ottimo montaggio del sonoro restituisce lo scorrere placido della vita del lago, non ci sono urla, strepiti, tutto è armonia: seguiamo una bambina affaccendata a fare i compiti, un uomo che ogni giorno esamina il sismografo situato presso il lago, una signora che controlla la crescita delle sue piante in una piccola serra, ma – ed è questa l’eccezionalità di questo documentario – a tratti perdiamo la cognizione del tempo, cioè non possiamo più percepire con esattezza quando si svolgano queste azioni, se adesso o vent’anni prima. Il tempo cronologico viene ‘perforato’ da una dimensione astorica che rende la vicenda del lago di Brasimone paradigmatica, non collocabile, sempre viva, anzi sembrerebbe che, nelle intenzioni del regista, la centrale nucleare sia solo un pretesto per potere lavorare sulle immagini, attraverso un processo visivo e sonoro che restituisca l’eccedenza di senso di un luogo che diviene metafora di un modo di ‘essere nel mondo’.

Luca Biscontini

Taxidrivers.it

 

                  On the banks of the artificial lake of Brasimone, in the Appennines near Bologna, a nuclear power plant built in the early 1970s has never been in operation for political reasons. Borrowed from the (Italian) National Archive of Family Film among other sources, some clips are intertwined here with contemporary images of the bucolic everyday life of a little girl in her family surroundings. The beauty of nature and life in the region, during 1970s or today, stands alongside images of a futuristic-looking industrial development. By using several formats in the contemporary sequences, Riccardo Palladino mixes times and ages and disrupts somewaht the points of reference, using extremely firm and delicate editing to portray a singular place through seasons. While the threat of a return to nuclear power rumbles in Italy, time seems to be frozen, and the film ends with a poem: "If I were fire, I would burn the world; if I were wind, I would shake it in a storm; if I were water, I would drown it; if I were God, I would send it to hell" (Cecco Angiolieri, 13th Century).

 

 

 

                 Sur les rives du lac artificiel de Brasimone, dans les Appennins près de Bologne, une centrale nucléaire construite au début des années 1970 n'a jamais été mise en fonction pour des raisons politiques. Empruntés - entre autres - à l'Archive Nationale (italienne) du Film de Famille, des extraits s'entremêlent ici aux images contemporaines du quotidien bucolique d'une petite fille dans dans son environnement familial. La beauté de la nature et la vie de la région, durant les années 1970 ou aujourd'hui, côtoient les images d'une industrialisation aux allures futuristes.

En ayant recours à plusieurs formats dans les séquences contemporaines, Riccardo Palladino mêle les temps et les âges et bouleverse quelque peu les repères, pour brosser à l'aide d'un montage extrêmement tenu et délicat le portrait d'un lieu singulier à travers les saisons. Alors que la menace d'un retour du nucléaire gronde en Italie, le temps semble suspendu, et le film s'achève au rythme d'un poème: "Si j'étais le feu, je brûlerais le monde; si j'étais le vent, je l'agiterais en tempête; si j'étais de l'eau, je le noierais; si j'étais Dieu, je l'enverrais en enfer" (Cecco Angiolieri, XIII siècle).

Emilie Bujès

 

 

Salerno Doc Festival 2014. Brasimone

Prosegue la serie di appuntamenti della terza edizione del Salerno Doc Festival con la proiezione di Brasimone, ultimo lavoro del giovane regista ternano Riccardo Palladino. Brasimone è un lago artificiale situato fra gli Appennini, più precisamente tra la Toscana e l'Emilia Romagna, la cui bellezza è stata messa a repentaglio nei decenni scorsi dal progetto di costruirvi una centrale nucleare, per fortuna mai entrata in servizio. Lo scampato pericolo, tuttavia, non ha evitato che il colosso di cemento rimanesse a far  parte del paesaggio deturpandone la meravigliosa vista. Palladino cerca di raccontare in questo suo documentario il rapporto tra gli abitanti dei paesi bagnati dal lago e il “mostro” che in maniera inevitabile influenza le loro vite abitudini.

Brasimone non si pone come un classico documentario d'inchiesta, non intende prendere e imporre una posizione su un tema scottante, come quello del nucleare, o erudire lo spettatore con una pedissequa ricostruzione temporale degli eventi accaduti nel corso degli anni. La volontà di Palladino è piuttosto quella di soffermarsi sui volti, sui gesti degli abitanti comuni e per farlo si serve di immagini di vita quotidiana alternate a video d'archivio, selezionati con cura e attenzione allo svolgimento dell'opera. Le sequenze, infatti, non vengono utilizzate per creare una dialettica, un confronto fra le diverse abitudini e costumi delle varie epoche, ma l'obiettivo è quello di creare un percorso unico nel quale passato e presente arrivano ad intrecciarsi al punto da non lasciare a chi guarda alcun riferimento temporale. Un'idea concretizzata anche dalla scelta di girare in pellicola anche alcuni spezzoni ambientati ai giorni nostri, rafforzando in maniera netta e decisa l'idea di un continuum non solo temporale ma anche contenutistico.

Anche il comparto tecnico regala momenti interessanti e dal forte valore simbolico, su tutte la spettacolare inquadratura da lontano della centrale incastonata alla perfezione tra due montagne che circondano il lago. Un'immagine che lascia trasparire come il lavoro di Palladino voglia comunicare una grandissima contraddizione attorno a questa storia, ovvero che la natura e la mano distruttiva dell'uomo sembrano riuscire a coesistere e convivere come se avessero trovato un punto d'incontro. Un paradosso che però non deve far perdere di vista i danni ambientali inferti al nostro pianeta negli ultimi decenni da uno sviluppo industriale selvaggio e senza scrupoli.

 

Scene Contemporanee - Vincenzo De Divitiis

 

Brasimone

Un luogo, la sua storia, il suo presente: un lago artificiale nel quale anche il “mostro” che lo abita è opera dell’uomo

 

Giovane regista originario di Terni, Palladino ha studiato cinema al Dams di Bologna. Proprio in Emilia-Romagna si trova il bacino del Brasimone, lago artificiale al quale dedica un breve mediometraggio teso tra riflessione poetica – toccata da un certo senso di nostalgia, complici i molti filmati d’archivio utilizzati – e indagine documentaristica. A confine con la Toscana, all’interno di una zona che dal 1995 è una riserva naturale, il bacino artificiale del Brasimone venne ultimato nel 1911. La diga delle Scalere, che contiene e argina l’acqua del lago, è una delle migliori in Italia non solo per l’impianto ingegneristico ma anche per il basso impatto ambientale: costruita con pietre del luogo, ha il pregio (davvero raro) di integrarsi discretamente con il paesaggio circostante, senza deturparlo.

Lo stesso discorso non vale purtroppo per l’imponente costruzione che sorge sulla costa sud-orientale: quello che oggi è il Centro Ricerche dell’ENEA nasce negli anni ’60 come centrale nucleare, salvo poi dover subire un processo di riconversione in seguito al devastante incidente di Černobyl’ negli anni ’80 e alle inversioni di tendenza rispetto all’utilizzo dell’energia nucleare in Italia.
Ma negli Sessanta le rive del lago erano anche un’ambita e popolare meta balenare; nell’Italia del boom la zona del Brasimone si trovò quindi alle prese con un’ondata turistica senza precedenti.

Che cosa resta oggi di questi frammenti di storia? Che cos’è oggi il Brasimone? Riccardo Palladinoprova a raccontarlo con un collage di immagini e suoni (mostrando molta attenzione anche nella scelta delle musiche lievi e delicate), alternando immagini di repertorio e riprese girate ex-novo per il film, di cui è protagonista, per così dire, la piccola Sharon, che si annoia a fare gli esercizi di matematica, preferendo di gran lunga fare il bagno nel lago con le amiche.
Brasimone è tessuto con una trama sottile, fatto di immagini a volte fugaci e quasi impalpabili: i giochi allegri dei bambini, la pesca, le ore trascorse a prendere il sole e guardare lo specchio d’acqua argenteo e luminoso sotto gli ultimi raggi del sole. Da una parte la calma ammaliante delle onde, dall’altra il frastuono disturbante del lavoro in quella che, in ultimo, non è mai diventata una centrale nucleare. Dall’inizio del secolo scorso ai primi anni del nuovo millennio, per fotografare cosa cambia e cosa invece resta uguale. 

Come suggerito nelle note di regia, e come affermato da un uomo che, seduto sulla riva del lago con carta e penna, dedica una vignetta spiritosa al panorama che vede, ogni lago che si rispetti deve avere il suo mostro. Quello del Brasimone è un mostro artificiale come lo stesso bacino idrico, e se ne sta solitario e pigro sulle sue rive, a fissare l’acqua mai immobile come fanno i bagnanti. L’edificio dell’ENEA, mostro di cemento, porta in sé un presagio ambivalente (progresso e benessere, o inquinamento e pericoli ambientali?); è un’architettura stranamente futuristica immersa nel verde della Natura senza tempo.
Ma Palladino, con occhio discreto e senza fare alcun rumore, si limita a osservarlo, contrapponendo alla sua ingombrante presenza la placida bellezza del paesaggio, che forse più di ogni altra cosa attira su si sé l’obiettivo vigile della macchina da presa.
Presentato in diversi festival (Visioni Fuori Raccordo, MedFilmFestival, Visions Du Reel) Brasimone è un progetto di cui il regista cura personalmente molti aspetti (anche fotografia e produzione), una meditazione concisa e curata fatta di visioni spesso suggestive, un sentito omaggio al fascino di un luogo che, attraverso la sguardo del regista, diventa speciale.

 

Point Blank - Arianna Pagliara

 

                   Ricardo Palladino’s film draws the portrait of Brasimone, an artificial lake near Bologna, in the Appeninni mountains, a protected area with the Regional Park of Suviana since 1995.

Past and present

With the same attention brought to editing as the previous movie, this one has a very different style and is much more ” classical” in its approach . For the images shown on the screen, Ricardo Palladino tried creating reactions with various sources of archive footage (amateur movies and also industrial films) and multiple formats of present footage (like Super8 films).

The different scenes follow each other smoothly, creating a sense of wholeness. He uses archives from the sixties, when the lake was famous and filled by summer tourists and holiday makers from Tuscany and Emilia Romagna.

During that time the construction of a nuclear plant was planned but then was stopped by a 1987 referendum preventing nuclear activities. Ricardo Palladino also uses field recordings, sounds of children’s laughter, people talking and cars driving by, and give life to the images of the past. Today, the lake having been established as a protected area, keeps the imprints of its industrial, and tourist life. Between beautiful untouched nature, and man-made activities, Brasimone continues to exist in the past and in the present.

 

Catherine Nelson-Pollard

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